Giovedì 20 marzo nella sede di Confcooperative Piemonte, a Torino, si è tenuto il Consiglio congiunto di Confcooperative Federsolidarietà Piemonte e Confcooperative Sanità Piemonte, a cui sono state invitate a partecipare le cooperative sociali piemontesi. Al centro del confronto il problema cruciale per il futuro del welfare regionale, che da diversi mesi sta affrontando l’adeguamento delle tariffe dei servizi socio-sanitari assistenziali ed educativi offerti dalle cooperative. Un tema che riguarda non solo il rinnovo dei contratti, ma la tenuta dell’intero sistema sociosanitario piemontese, da sempre pilastro fondamentale per la comunità.
Confcooperative Federsolidarietà Piemonte e Confcooperative Sanità Piemonte hanno infatti recentemente denunciato pubblicamente lo stallo dell’adeguamento e richiesto azioni concrete da parte delle istituzioni, affinché lavoratori, famiglie e imprese siano tutelati e riconosciuti nei loro bisogni, dovendo far fronte a un significativo aumento del costo del lavoro. Un riconoscimento doveroso nei confronti dei lavoratori del settore, che era stato concordato con le istituzioni stesse, senza però aver visto un seguito.
"Confcooperative Federsolidarietà Piemonte e Confcooperative Sanità Piemonte chiedono un intervento immediato – ha dichiarato Enrico Pesce, Presidente di Federsolidarietà Piemonte –. Siamo aperti al dialogo, ma è necessario essere ascoltati. Il tempo delle attese è finito: il futuro del welfare piemontese è in bilico e servono risposte concrete. La cooperazione non può più essere la stampella del pubblico, ma è necessario che diventi un interlocutore con cui co-progettare alla pari".
"Non è solo una questione di rinnovo contrattuale, ma della tenuta dell'intero sistema del welfare – ha sottolineato Mario Sacco, Presidente di Confcooperative Sanità Piemonte e di Confcooperative Piemonte Sud –. Le cooperative, nel tempo, hanno sopperito alle carenze del pubblico, offrendo servizi essenziali per la comunità. Ora, però, senza un adeguamento delle tariffe, rischiamo di veder crollare il sistema. È necessario che la politica riconosca il valore di questo settore, non solo a parole, ma con azioni concrete".
La cooperazione sociale e sanitaria, oltre a essere un elemento chiave dell’economia piemontese, è anche un attore insostituibile nel garantire servizi essenziali, dalla cura dei minori agli anziani, dall’assistenza ai disabili fino ai servizi domiciliari. Irene Bongiovanni, Presidente di Confcooperative Piemonte Nord, ha ribadito l’importanza di mantenere alta l’attenzione su questo tema: “Siamo di fronte a un’emergenza che tocca tutti i settori del welfare. Oltre alla crisi, però, è fondamentale avere uno sguardo di prospettiva, è il momento di interrogarsi su quale sarà il futuro del welfare piemontese”.
Tino Cornaglia, Presidente di Confcooperative Piemonte, ha ricordato il ruolo storico della cooperazione sociale e sanitaria: “Abbiamo costruito un modello che mette al centro la persona e il benessere della comunità. Bisogna difendere questo modello che ha rappresentato un asse fondamentale nella storia dei servizi sociosanitari in Piemonte”.
L'incremento del 15% previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per le cooperative sociali entro il 2026 è un passo doveroso per il riconoscimento dei lavoratori, ma, senza un adeguato sostegno finanziario da parte delle istituzioni, molte cooperative potrebbero trovarsi costrette a ridurre o sospendere i servizi. "Il Piemonte è tra i territori più coinvolti su questo fronte – ha dichiarato Stefano Granata, Presidente Nazionale di Confcooperative Federsolidarietà –. Le cooperative si stanno unendo per chiedere che venga rispettato un patto già sottoscritto con le istituzioni, ma bisogna passare dalle parole ai fatti. La rivendicazione salariale deve essere accompagnata da una sensibilizzazione culturale, perché vogliamo poter garantire anche servizi migliori per la cittadinanza”.
Oltre alla sostenibilità economica del settore, le cooperative mettono in evidenza un altro aspetto cruciale: il futuro della cooperazione stessa. I giovani lavoratori, sempre più formati e preparati, chiedono che il loro lavoro sia riconosciuto e adeguatamente remunerato, altrimenti si mette a rischio un modello virtuoso e fondamentale non solo per il presente, ma anche per il futuro.
Confcooperative Federsolidarietà Piemonte e Confcooperative Sanità Piemonte continueranno a lavorare congiuntamente per ottenere risposte concrete. La richiesta alla Regione è chiara: adeguare le tariffe per garantire la sopravvivenza di un sistema che, da sempre, rappresenta un pilastro fondamentale del welfare piemontese.
“Non è sostenibile – ha concluso Pesce – che le nostre associate si facciano carico di un aumento che dal 2024 al 2026 è pari a + 70 milioni. E non è auspicabile che i servizi debbano chiudere o i lavoratori debbano vedersi non riconosciuto il corretto aumento salariale a causa di una miopia politica”.