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Donne e cooperazione: Federica Collinetti

Donne e cooperazione: Federica Collinetti

L'intervista a Federica Collinetti, Presidente del Consorzio Filo da Tessere e membro della Commissione Dirigenti Cooperatrici Confcooperative Piemonte.

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Pari opportunità, trasformazione culturale, investimenti: tutti concetti fondamentali affinché il mondo cooperativo guardi al femminile come una sfera portatrice di diritti e di valore aggiunto per il lavoro di tutti e tutte.

Parliamo di questo con Federica Collinetti, Presidente del Consorzio Filo da Tessere e membro della Commissione Dirigenti Cooperatrici Confcooperative Piemonte.


Qual è, secondo te, il ruolo delle donne nel mondo della cooperazione e quale valore aggiunto portano?

Il mondo cooperativo e in particolare il settore sociale è da sempre molto al femminile, sebbene la grande maggioranza delle lavoratrici non si traduca in un’altrettanta alta percentuale di donne con ruoli apicali.

Inclusione e conciliazione sono ciò che caratterizza spesso il lavoro delle donne, che dovrebbero essere le prime a promuovere buone prassi verso la parità di genere, con maggiore incisività e responsabilità nel contribuire a una trasformazione culturale sempre più necessaria.


Come sei entrata nel mondo della cooperazione e cosa può dare di più la cooperazione rispetto alla classica impresa secondo te?

Sono entrata in questo mondo come educatrice professionale in formazione quando cercavo un lavoro. Poi però ho creduto fortemente nei valori cooperativi e ho proseguito su questa strada, provando a incidere concretamente sullo stato delle cose.

Probabilmente il mondo cooperativo, con i suoi valori, permette una partecipazione femminile attiva più spiccata, come dimostrano i numeri: grazie a un lavoro costante, oggi molti ruoli di governance nella cooperazione sono occupati da donne, con un’evoluzione rispetto al passato.

Nonostante la molta strada che occorre percorrere ancora, oggi siamo di fronte a un’idea più chiara e diffusa di parità di genere: le giovani ed i giovani tendenzialmente entrano nel mondo del lavoro con un approccio diverso da quello della generazione precedente. Certo, questo non significa che abbiamo raggiunto la parità, come dimostra il fatto che i carichi di cura sono   spesso ancora molto sbilanciati sulla donna.


Cosa desideri o cosa vedi nel futuro della cooperazione per le donne?

Arrivare a una parità reale e a un’equità rispetto al lavoro di cura è ciò a cui mirare, in modo da garantire pari opportunità di lavoro e di carriera agli uomini e alle donne. Penso che si possa arrivare a questo, con un dialogo costante e tenace.

Da parte sua, la cooperazione dovrebbe continuare a lavorare sulla conciliazione, uno dei valori fondamentali: la flessibilità oraria, sia verso i dipendenti sia verso gli utenti dei servizi, è un elemento importante, che permette una più facile equilibrio tra vita privata e professionale delle necessità di lavoro e famiglia. Credo sia importante promuovere azioni di conciliazione anche per i papà, in modo che si sentano coinvolti e investiti di una responsabilità familiare che rischia di gravare ancora troppo soltanto sulle madri.

Questi sono tutti piccoli passi che occorre compiere, in modo da renderli, il prima possibile, prassi.

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