Guidata dall'obiettivo di favorire l’inserimento lavorativo di giovani migranti, la cooperativa impresa sociale Karibu Open nasce a Torino nel 2020 con un servizio di catering basato sulla buona cucina sostenibile. Fin dal nome, la cooperativa ha un sogno: quello di accogliere a braccia aperte chiunque approdi a lei. “Karibu” significa infatti “benvenuto” in swahili, e “open” rafforza questo significato, soprattutto in un momento storico in cui si alzano confini e barriere.
E così unire cibo, multiculturalità e persone a rischio di emarginazione sociale è stata fin da subito la visione fondante del progetto. Un progetto che assume un senso ancora più prezioso e profondo nel 2023, quando la cooperativa prende in gestione il Bistrò Acqua Alta in Barriera di Milano, inserendosi in un quartiere periferico ricco di storia, difficoltà e opportunità per i suoi abitanti.
Nel locale però Karibu non si ferma al servizio di ristorazione: sviluppa infatti collaborazioni con altre realtà del territorio ospitando eventi e iniziative di vario genere, come proiezioni cinematografiche, corsi di degustazione di vino e birra e incontri di team building. La cooperativa organizza anche attività di formazione che continuano a migliorare le competenze dei lavoratori, portandoli ad affrontare e superare barriere anche linguistiche, attraverso l'apprendimento dell'italiano.
La socia fondatrice Elena Giaccone racconta: “la presa in gestione del Bistrò Acqua Alta è stata una scelta naturale che ci ha consentito di ampliare la nostra sede e offrire ulteriori posti di lavoro. Dal punto di vista gestionale e amministrativo, l'espansione ha rappresentato una sfida importante, ma ha anche offerto nuove prospettive e strumenti per la crescita della cooperativa. Abbiamo ricevuto supporto per la continuazione del progetto grazie ai fondi di un PN Metro della Città di Torino (a loro volta derivanti dal PNRR) con cofinanziamento della Fondazione Compagnia di San Paolo. Guardiamo al futuro con speranza e determinazione, lavorando ogni giorno per l’inclusione sociale e l’inserimento lavorativo”.
Continuamente aperta a offrire nuove opportunità lavorative, attualmente Karibu impiega stabilmente quasi dieci lavoratori a tempo indeterminato, dopo aver avviato molti di loro con tirocini finanziati da altre realtà. Grazie alla presenza di due locali, offre ai propri dipendenti la possibilità di sperimentare diversi ruoli, mentre il servizio di catering garantisce una rete di lavoratori a chiamata per gli eventi di maggiore portata.
Dal punto di vista normativo, la cooperativa si scontra spesso con alcune difficoltà burocratiche legate alla definizione di "lavoratori svantaggiati", che dipende dal riconoscimento del loro stato di richiedenti asilo, rifugiati, destinatari di protezione sussidiaria o destinatari di protezione speciale. Questo riconoscimento è strettamente legato al Paese di provenienza e dal fatto che questo sia o meno incluso nella lista dei Paesi non sicuri riconosciuta dall'Italia. “Si tratta di ostacoli non di poco conto” commenta Elena Giaccone “anche perché hanno a che fare anche con l’aspetto più umano e sociale dell’inserimento lavorativo. Si tratta di procedure che non tengono conto della necessità reale e urgente di migrare di chi si è spostato. Chi è arrivato in Italia per una questione economica o di fuga da situazioni di pericolo non sempre ottiene protezione o riconoscimento in questo senso. Affrontare i concetti di migrazione e di Paesi a rischio non è semplice, ma occorre farlo insieme per non dimenticare mai l’umanità e l’empatia in quello che facciamo”.
Cucina, migrazione e lavoro: tre elementi che si intrecciano e si completano formando il tronco di un progetto che porta condivisione, parità e opportunità tra gli abitanti di una comunità che di questa inclusione sociale hanno sempre più bisogno.